Dalla «culcita» al materasso: così dormivano i Romani
Gli abitanti dell’Impero usavano diverse imbottiture per il materasso. I più ricchi si addormentavano su morbide piume di cigno
La storia del dormire si intreccia con il racconto della nascita del materasso. I secoli ci hanno tramandato esempi e modi del riposare. Dopo aver parlato dei primi giacigli dell’età della pietra, andiamo a scoprire quale fu la sua evoluzione arrivando fino all’antica Roma.
Sicuramente le origini del materasso, dopo la preistoria e i secoli successivi, abitano nella Roma più antica. Fu nella capitale dell’Impero, infatti, che il materasso ebbe nuova vita e prese forma. A Roma nacque quello che diventerà il letto a tutti gli effetti. Sui materassi vennero decise le sorti dei romani e del mondo intero. Il riposo e le feste intorno ai letti (anche se sarebbe più corretto parlare di lettighe) furono il simbolo del potere della Roma giunto fino ai nostri giorni di cui abbiamo ampie testimonianze anche nella cinematografia recente e passata.
Peraltro, pure nei trasferimenti da una casa all’altra nelle lettighe trasportate dagli schiavi i potenti romani avevano un materasso. Insomma, sapevano bene come star comodi in tutte le situazioni. Un insegnamento che noi abbiamo sempre in testa quando pensiamo alle nostre soluzioni di riposo. Ma per arrivare ai nostri materassi, interamente personalizzabili, attraversiamo prima la polvere del tempo…
Il poeta Marziale primo storico del materasso
Ma com’era lo strumento scelto dai nostri antichi progenitori per il sonno? A Roma si riposava sul «culcita» che era un sacco di stoffa imbottito. L’antenato dei materassi «imbottiti» dei nostri giorni, insomma. A Roma il «culcita» servì anche a dividere la società in ricchi e poveri. I romani più ricchi si addormentavano su sacchi di pregiato lino con un’imbottitura fatta di piume degli uccelli più pregiati e delicati, come i cigni. E gli altri cittadini? Dipendeva. Le classi borghesi dell’antica Roma dormivano su sacchi di stoffa meno pregiata, riempiti di morbide erbe. E i poveri, invece? Dovevano accontentarsi di sacchi di tela colmi di paglia, fieno o foglie di canna.
E ora qualche curiosità. Fu il poeta Marziale a scrivere per primo delle imbottiture fatte da piume di cigno. E fu sempre Marziale ad annotare nelle sue cronache la composizione dei materassi della plebe, imbottiti di quella paglia sulla quale venivano fatti anche i giochi circensi.
Dalla Gallia a Roma arrivò invece il cadurco, una coperta di lino sbiancato spesso usata da sola per riposare o dormire. E nella Capitale prese piede anche lo stragulo, una coperta di tela più grezza sulla quale ci si stendeva per abbracciare il dio Sonno.
Lo storico Plinio il Vecchio invece ci racconta di bianchissima lana usata per le imbottiture di quelle che a Roma si chiamavano le «materasse», mantenute da cinghie incrociate. Queste cinghie non vi sembrano le antenate delle nostre doghe?
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Il sonno tormentato dell’Imperatore
Raccontare la storia del sonno degli antichi Romani significa anche conoscere un segreto della vita dell’imperatore Augusto. Si dice che il capo supremo dell’Impero non riuscisse a dormire in una sua villa fuori Roma, perché infastidito da una leggera febbre e impaurito durante la notte dai versi delle civette. Fu così che seppe di un senatore molto chiacchierato per i suoi debiti, che invece aveva un materasso molto confortevole. Allora Augusto ordinò ad un suo schiavo di andare a Roma a comprare il materasso del senatore a qualsiasi prezzo.
Quando lo schiavo ritornò, Augusto spiegò ai suoi amici che un materasso dove il sonno era tranquillo per un uomo pieno di debiti avrebbe potuto sicuramente conciliare il sonno dell’Imperatore. Questa leggenda ci conferma la necessità di un materasso di qualità per ottenere la qualità del sonno e del riposo. E su questo, noi della Previdorm, possiamo darvi certamente degli ottimi consigli. Anche se non vi chiamate Cesare Augusto…
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